Febbraio 2019 – Da Draghi a Soros, perché l’Italia premia sempre i propri carnefici?

Affari Italiani – Ludovico Polastri, 28 feb 2019 (non più disponibile)

Archivio Internet / Wayback Machine

A Bologna laurea “honoris causa” a Mario Draghi, prossimo alla sua scadenza di mandato alla BCE.

Qualche giorno fa a Bologna è stata conferita la laurea honoris causa, alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bologna a Mario Draghi, prossimo alla sua scadenza di mandato alla BCE. Risulta sempre sconcertante come l’Italia premi le persone a lei nemiche; poco tempo fa, a gennaio del 2018 sempre l’università di Bologna aveva conferito un’altra laurea honoris causa a Soros, Presidente del Soros Fund e dell’Open Society Foundations, personaggio che finanzia l’immigrazione clandestina in Italia e che nel 1992 vendette allo scoperto 10 miliardi di dollari in sterline, in un’operazione pronti contro termine.

Questa mossa, che costrinse il Regno Unito ad abbandonare il Sistema monetario europeo e che valse a Soros il soprannome di “L’uomo che sbancò la banca d’Inghilterra”, gli fruttò oltre 1 miliardo di dollari. Quel giorno, che passò alla storia con il nome di “mercoledì nero”, costò al tesoro britannico 3,4 miliardi di sterline.

Sempre nel 1992, precisamente il 16 settembre, Soros effettuò la stessa identica operazione nei confronti della lira italiana costringendoci ad uscire dallo SME e volatilizzando le riserve della Banca d’Italia.

Penso che questa università abbia perduto ampiamente la sua credibilità. In prima fila a premiare Draghi c’era Prodi, altro distruttore della nazione e fautore dell’entrata nell’Euro dell’Italia a “qualunque costo”.

Draghi nel suo discorso ha bacchettato i sovranisti affermando che “essere fuori dall’Unione Europea può portare a maggiore indipendenza nelle scelte politiche, ma non necessariamente a maggiore sovranità. Lo stesso vale per la moneta unica”. In precedenza, la maggior parte delle banche centrali europee “doveva seguire la politica della Bundesbank e dopo un decennio di esperienze deludenti se non disastroso, hanno giudicato preferibile riguadagnare la loro sovranità monetaria creando la moneta unica”“L’indipendenza nelle decisioni non garantisce sovranità”, ha detto Draghi, secondo il quale “in un mondo globalizzato i Paesi devono lavorare assieme per esercitare la loro sovranità e questo vale ancora di più nell’Ue. La cooperazione in Europa aiuta a proteggere gli Stati dalla pressioni esterne e a realizzare le loro scelte politiche”.

Insomma, quanto meno ha affermato che l’Euro è stato creato per favorire la Germania, e la moneta unica è diventata il surrogato del Marco tedesco. Quanto meno ha affermato che fuori dall’Euro la BCE farebbe di tutto per affossare le monete “traditrici”. Allora spieghi il sig. Draghi alcune contraddizioni nel mondo idilliaco che ha disegnato:

Come mai la Grecia è stata annientata e la Germania si è impossessata di porti, aereoporti, infrastrutture con una cicca di tabacco? Come mai ha ridotto un popolo in miseria con il tasso di suicidi più alto in Europa e uno dei primi al mondo?

Come mai l’Italia da quando è entrata nell’Euro, ogni tedesco ha guadagnato 23mila euro mentre ogni italiano ne ha persi 75mila? Come mai il costo dell’euro per l’Italia in 18 anni, è stato drammatico, tragico, pari a 4.300 miliardi, praticamente quasi 3 anni di PIL?

Quando avrà dato delle risposte credibili potrà, forse, prendersi quella laurea farlocca che l’università di Bologna gli ha conferito!


Maggio 2022 – George Soros ha scelto Draghi: “Lui il migliore”. Come lo vuole usare, cosa rischia l’Italia

liberoquotidiano, 25 mag 2022

George Soros sceglie Mario Draghi come destinatario della sua lunga missiva. L’imprenditore e filantropo ungherese ha deciso di rivolgersi al premier italiano, perché “è più coraggioso di Scholz sul gas russo” ed è un leader europeo “in grado di far avanzare” le posizioni e dotato “dell’iniziativa, dell’immaginazione, e della reputazione“. Secondo Soros, “l’Europa, che detiene i gasdotti, ha in realtà una posizione di forza maggiore rispetto alla Russia“. []

Putin, a suo dire, starebbe ricattando l’Europa chiudendo i rubinetti e la conseguenza non poteva che essereuna carenza che ha fatto alzare i prezzi e gli ha fatto guadagnare un sacco di soldi“. Questo però non ci deve far pensare che lo zar sia il vincitore: “La sua posizione contrattuale non è così forte come lui crede. Si ritiene che la capacità di storage russa sarà piena entro luglio. L’Europa è il suo solo mercato [], se non fornisce all’Europa dovrà chiudere i pozzi in Siberia da cui viene il gas []. Questo riguarderà circa 12.000 pozzi”. Pozzi che sono difficili da chiudere perché richiedono tempo e altrettanto difficili da aprire in quanto l’età degli impianti è avanzata. 

“L’Europa – conclude Soros – dovrebbe adottare dei preparativi urgenti prima di usare il suo potere negoziale perché senza di questi il costo politico di uno stop improvviso sarebbe difficile da sopportare”. Da qui l’idea di imporre una pesante tassa sulle importazioni del gas così che il prezzo al consumo non scenda ma l’Europa guadagnerebbe un’enorme quantità di denaro [] che potrebbe usare per aiutare quelli che ne hanno bisogno e investire in energia verde. []

“Caro Draghi salvi l’Europa”

George Soros lancia a Davos la sua ricetta per vincere la guerra “Bisogna staccare subito la spina del metano per bloccare Putin”
E candida il premier come leader “È lui l’uomo più capace”

La Stampa – Fabrizio Goria Inviato a Davos, 25 mag 2022

Per George Soros la risposta alla domanda «a chi scrivere per parlare di Europa?» è «Mario Draghi». A metà della consueta cena di gala della sua Open Society Foundation, al Forum di Davos, il veterano della finanza globale sorprende i presenti rivelando di aver inviato una lettera al presidente del Consiglio italiano, «l’uomo più capace» del continente, per lanciare un appello mirato a salvare l’Unione che rischia la terza guerra mondiale dopo l’attacco «brutale» di Putin all’Ucraina. La sua ricetta è semplice: per battere lo Zar bisogna staccare subito la spina del gas – non del petrolio, beninteso – perché solo così la Russia può essere colpita nel suo cuore finanziario.

In una serata sferzata da un gelido vento settentrionale, il 91enne ex raider divenuto attivista umanitario e politico racconta la sua versione della guerra voluta dal Cremlino e lancia l’allarme per il futuro dell’Occidente. «Accetto l’idea che alla fine si debba morire, ma davo per scontato che la nostra civiltà sarebbe sopravvissuta», confessa con voce malferma. Ora non più, così invita a reagire e a liberarsi dai ricatti di Mosca. «Putin è in difficoltà, non pensava a una resistenza così netta da parte dell’Ucraina», dice con naturalezza. Il problema, secondo lui, è la risposta. Che dovrebbe essere più netta e perentoria. Ma bisogna partire da un assunto: «Più diventa debole, più Putin diventa imprevedibile. Gli Stati dell’Ue sentono la pressione. Si rendono conto che la Russia potrebbe non aspettare lo sviluppo di fonti di energia alternative da parte dell’Ue, ma chiudere i rubinetti del gas mentre fa davvero male». Il programma RePowerEu annunciato la scorsa settimana riflette questi timori, secondo Soros.

Il miliardario di origine ungherese, «un sopravvissuto» per autodefinizione, è inquieto e non lesina critiche. La prima contro Angela Merkel, ex cancelliera tedesca: «Aveva stretto accordi speciali con la Russia per la fornitura di gas e fatto della Cina il più grande mercato di esportazione della Germania. Ciò ha reso la Germania l’economia con le migliori prestazioni in Europa, ma ora c’è un prezzo pesante da pagare. L’economia tedesca deve essere riorientata». E, ammonisce, «ci vorrà molto tempo». Non è un caso quindi che, sottolinea Soros, l’attuale leader Olaf Scholz sia «particolarmente ansioso a causa degli accordi speciali che il suo predecessore ha fatto con la Russia». Pertanto, la posizione di Berlino è molto più precaria di tante altre. La locomotiva ad alta velocità tedesca, senza le fonti energetiche russe, rischia di ridursi a una littorina.

Il discorso cambia quando Soros inizia a parlare dell’Italia. Mario Draghi è più coraggioso, dice il finanziere-filantropo, «anche se la dipendenza dal gas dell’Italia è alta quasi quanto quella tedesca». Non manca un riferimento anche alla collaborazione tra loro “non ha limiti”. Putin ha informato Xi di una “operazione militare speciale” in Ucraina, ma non è chiaro se abbia detto a Xi che aveva in mente un attacco su vasta scala contro l’Ucraina», ha ri marcato Soros.

Poi è scoppiato l’inferno. Putin si è trovato davanti al suo fallimento. L’idea di Soros è che il nuovo Zar pensava di essere accolto come un liberatore dagli ucraini, «aveva dato le uniformi migliori a soldati male armati e mal comandati, presto colpiti da una demoralizzazione collettiva». L’Ucraina, con l’aiuto Usa, ha vinto la battaglia di Kiev, i russi sono stati costretti a cambiare strategia e a perdere con la «povera Mariupol». Ora, ammette, «non so come finirà», ma Putin può fare di tutto. «Il modo migliore e forse unico modo per preservare la nostra civiltà è sconfiggerlo il prima possibile». E ri formare l’Unione seguendo lo schema suggerito a Draghi, «il leader del Partito democratico, Enrico Letta: «Ha proposto un piano per un’Europa parzialmente federata. La parte federale coprirebbe aree politiche chiave». Questo perché, fa notare, «nel nucleo federale, nessuno Stato membro avrebbe potere di veto. Nella più ampia confederazione gli Stati membri potrebbero unirsi a “coalizioni di volenterosi” o semplicemente mantenere il loro potere di veto». Un piano che Draghi «ha appoggiato», precisa. E che non è passato inosservato in molte stanze delle istituzioni europee.

Poi continua con le stoccate. A Pechino, stavolta. Critica la «Zero Covid Policy», la nuova politica di restrizioni per avere zero casi di Covid19 in ogni regione cinese che gli pare «destinata a fallire». Come il sodalizio con Putin che stigmatizza con forza il doppiogiochismo sull’asse Mosca-Pechino. «Vladimir Putin e Xi Jinping si sono incontrati il 4 febbraio alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali di Pechino. Hanno rilasciato una lunga dichiarazione in cui annunciano che campione dell’Europa».

Al premier, Soros suggerisce di spingere perché si fermi sulla domanda di gas, questo sì. Prima di farlo deve prepararsi per essere in grado di non restare al freddo, anche perché «un arresto improvviso avrebbe un costo politico difficile da sostenere». Ne consegue che questa deve essere una ragione per acce lerare la transazione Green, anche con una tassa sul gas i cui proventi vengano utilizzati per sviluppare nuove fonti alternative. «L’Europa è più forte di quello che lei stesso riesce ad ammettere, deve sfruttare questo patrimonio». E non solo. Il finanziere di lungo corso sventola anche la carta dell’accesso ai mercati con emissioni comuni per finanziare i nuovi investimenti. Sono gli eurobond, cari agli europeisti sinceri. Arma straordinaria per riprendere a crescere quando tornerà una «pace comunque difficile. Sempre che non ci sia la terza guerra mondiale», dice con l’aria di chi vuole scherzare. Ma è chiaro che il gioco appare molto pericoloso pure a lui.

Tassare il gas per la transizione

LA LETTERA INTEGRALE AL PREMIER ITALIANO

Caro Draghi, Putin sta ricattando l’Europa minacciando di chiudere il trasferimento del gas. Questo è quello che ha fatto la scorsa stagione. Ha messo il gas in deposito piuttosto che fornirlo all’Europa. Questo ha creato una carenza, aumentato i prezzi e gli ha garantito molti soldi. Mal la sua posizione contrattuale non è così forte come finge. Si stima che la capacità di stoccaggio russa sarà esaurita entro luglio. L’Europa è il suo unico mercato. Se lui non la rifornisce, deve chiudere i pozzi in Siberia da dove parte il gas: sono circa 12.000 pozzi. Ci vuole tempo per spegnerli e una volta che sono chiusi, sono difficili da riaprire a causa delle attrezzature obsolete. L’Europa dovrebbe intraprendere preparativi urgenti prima di andare a trattare. Un arresto improvviso sarebbe politicamente molto difficile da sopportare. Questi preparativi sono comunque necessari per rendere l’Europa indipendente dal gas russo. C’è già il pericolo che Putin chiuda i rubinetti mentre sono già pesantemente colpiti . Tutte queste pressioni funzionano nella stessa direzione. I preparativi devono essere sufficientemente avanzati prima della stagione fredda. L’Europa dovrebbe quindi imporre una tassa pesante sulle importazioni di gas in modo che il prezzo al consumatore non scenda, ma l’Ue guadagnerebbe una grande quantità di denaro che potrebbe essere utilizzato per sovvenzionare chi è in difficoltà e investire in energia verde. La Russia non riguadagnerà mai le perdite subite».

Lascia un commento

Progetta un sito come questo con WordPress.com
Comincia ora